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Peripolis

[...] Gianni Maffi non rinuncia alla documentazione. Ciò che documenta non è però il paesaggio in sé, ma la percezione rapida, distratta e precaria che di esso abbiano quando guidiamo un’automobile. I suoi sono i luoghi – o meglio i non-luoghi – che ci appaiono dal finestrino della macchina, mentre le nostre mani stringono il volante: gli anelli delle tangenziali, gli svincoli autostradali che circondano Milano come una ragnatela....Nel suo vedere onnicomprensivo e precario non ci sono più né centri, né bordi, così come niente è perfettamente a fuoco e niente è totalmente annebbiato dalla sfocatura. E in effetti, che cosa

ricordiamo dei nostri viaggi tra tangenziali e svincoli,

se non un indistinto fluire di condominî, cartelli stradali, automezzi, lampioni, piloni, curve, strisce, edifici, aiuole spartitraffico, pannelli antirumore, bordi di cemento, alberi, frammenti di prati, stazioni di servizio, camion? Così, le sue immagini divengono non solo un viaggio inesausto nel flusso continuo delle tangenziali, ma anche la traccia dei nostri ricordi confusi, di un tempo intermedio e indefinito, sospeso tra la partenza e l’arrivo [...]

da "Tre peripezie metropolitane" di Gigliola Foschi, testo di presentazione della mostra e del volume "Peripolis - intorno alla metropoli, nella città diffusa -"

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